Sezione di Cesenatico

LIVELLO I

Il Comandante, contrariamente alla vulgata terricolo-velica nostrana, ha come compito il “far fare” e non stare al timone o occuparsi di altre incombenze. La Circolare 4 novembre 1992, n. 2670 chiarisce bene che “… la conduzione di una imbarcazione… non consista materialmente nel tenere il timone…ma nell’assunzione delle responsabilità del comando e nella direzione di tutte le operazioni necessarie alla navigazione che ben possono essere delegate a terzi”. L’art 35 del Codice della navigazione da diporto, specifica che “è responsabilità del comandante o del conduttore dell’unità da diporto verificare prima della partenza la presenza a bordo di personale qualificato e sufficiente per formare l’equipaggio necessario per affrontare la navigazione che intende intraprendere, anche in relazione alle condizioni meteo-marine previste e alla distanza da porti sicuri“. Cioè, colui che osserva, valuta, decide e impartisce comandi. Un’uscita giornaliera richiede specifici requisiti e non solo competenze tecniche, perché i guai si verificano quasi sempre in uscita o al rientro in porto, o comunque sottocosta. Briefing, debriefing, tenuta del libro di bordo.

 LIVELLO II

In questo livello si affina la capacità e l’attitudine del Comandante a considerare gli elementi che lo conducono ad una decisione in maniera sempre più omogenea e non come una sequenza di eventi o di “cose”. Barca, equipaggio, contesto, situazione meteomarina diventano sempre più strumenti di valutazione strettamente correlati e non “visti” singolarmente, come se fossero un elenco e non parti di un tutto. Il multitasking è spesso una leggenda metropolitana, ma in navigazione è l’elemento fondamentale che costituisce la vera arte del comando, e se non si apprende a questo livello e ci si concentra sullo stare al timone o occuparsi solo di aspetti tecnici, difficile svilupparlo in seguito.